Le 6 Zone Climatiche d’Italia: cosa sono e il loro ruolo in fase di progettazione edilizia

Il territorio italiano è suddiviso in 6 zone climatiche per la quale è possibile immaginare le medesime condizioni climatiche o comunque molto simili.

Questa classificazione, introdotta dal DPR n.412 del 26 agosto 1993, tiene conto del clima ed è calcolata sulla base dei gradi-giorno (GG), ovvero la somma per i vari giorni dell’anno della differenza tra temperatura dell’ambiente interno (convenzionalmente fissata a 20°C) e quella media esterna giornaliera.

Più alto sarà il risultato ottenuto e più rigido sarà il clima in quella zona.

Sostanzialmente, vengono definiti, zona per zona, quanti gradi sono necessari per ogni giorno per riuscire a riscaldare un’abitazione.

Per classificare le fasce climatiche vengono utilizzate le lettere dell’alfabeto dalla A (zone con il clima più caldo, alla F (zone più fredde).

Ogni comune, quindi, verrà assegnato ad un’area climatica, per la quale vigono specifici criteri e tempistiche per l’utilizzo e l’installazione degli impianti termici di riscaldamento.

Questa suddivisione viene usata per stabilire i requisiti di isolamento termico degli edifici e gli standard di efficienza energetica.

Vediamo insieme quali sono le zone climatiche italiane:

  • Zona Climatica A: comprende le regioni italiane più calde, con gradi-giorno inferiori a 600;
  • Zona Climatica B: comuni con gradi-giorno compresi tra  600 e 900;
  • Zona Climatica C: gradi-giorno compresi tra 900 e 1400;
  • Zona Climatica D: gradi-giorno compresi tra 1400 e 2100;
  • Zona Climatica E: gradi-giorno tra 2100 e 3000;
  • Zona Climatica F: gradi giorno superiori a 3000, comprende le aree più fredde d’Italia.

La normativa sul clima in Italia

La normativa italiana in materia di clima prevede disposizioni specifiche per ogni zona climatica ed è incentrata sulla riduzione dei consumi energetici e sull’incremento dell’efficienza energetica, in linea con gli obiettivi europei verso la carbon neutrality.

Il fine è dunque quello di adeguare gli edifici alle condizioni climatiche, riducendo le emissioni di CO2 e il consumo energetico.

La classificazione in zone climatiche è utile soprattutto per stabilire la durata del periodo di riscaldamento, definito dall’art.4 del DPR 74/2013 per ogni comune, che avrà una maggiore o una minore durata.

Le zone climatiche e la progettazione edilizia

In fase di progettazione edilizia è necessario tenere conto di numerosi fattori climatici e ambientali, al fine di costruire un immobile che sia in linea con le normative climatiche vigenti ed efficiente dal punto di vista del consumo energetico e della sostenibilità.

Oltre a tener conto di fattori come umidità dell’aria, temperatura e livello delle precipitazioni, durante una progettazione edilizia verranno valutate anche caratteristiche microclimatiche come possibili ombreggiamenti, presenza di bacini d’acqua, boschi e zone verdi. 

Inoltre, particolarmente importante in fase di progettazione edilizia è il numero di gradi giorno di quella determinata località, dai quali dipenderanno il fabbisogno energetico per il riscaldamento e i requisiti prestazionali per l’isolamento termico. 

UrbisMap: mappa delle zone climatiche

Rispettare i criteri imposti dalle zone climatiche rappresenta già un passo in direzione di una maggiore efficienza energetica e per risparmiare sulla bolletta. Un ulteriore passo avanti è decidere di utilizzare fonti di energia rinnovabile, come il fotovoltaico e l’eolico. 

Per aiutarti in quest’ operazione, UrbisMap ha pubblicato sul Geoportale la mappa delle zone climatiche, accessibile a tutti coloro che possiedono un account Freemium gratuito. 

Come consultare la mappa?

  1. Vai su urbismap.com
  2. Accedi al tuo account; non ne hai ancora uno? Registrati subito, farlo è veloce e semplicissimo, ma soprattutto GRATUITO!
  3. Vai nella terza tab, quella dedicata ai layers, e sotto la voce “Seleziona il piano da applicare alla mappa” ricerca “zone climatiche” e con un semplice clic verrà applicato il layer sovrapposto alla mappa di sfondo
  4. Interroga e clicca sul punto geografico di tuo interesse
  5. Consulta nella tab dati (la seconda) tutte le informazioni relative alla zona climatica in cui ricade quel determinato punto

Vuoi installare un impianto fotovoltaico? UrbisMap ti aiuta anche in questo caso! Sul Geoportale infatti, oltre alla mappa delle zone climatiche, puoi consultare la mappa dei “siti non idonei all’installazione degli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili”, che ti guiderà ad avviare le procedure per dare vita alla tua scelta green.

Che aspetti? Consulta subito il nostro Geoportale!

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UrbisMap: caricati più di 100 nuovi dati urbanistici sul Geoportale!

Il nuovo anno è iniziato da pochi mesi e in un batter d’occhio siamo già arrivati a Marzo!

Il tempo è volato, ma le novità sono già tante: è stato fatto un grande lavoro di aggiornamento dati urbanistici sul Geoportale, abbiamo ripreso il nostro amato UrbisMap Tour con le prime tappe in Sardegna e la previsione di nuove date oltre Isola nei prossimi mesi e abbiamo attivato la prima convenzione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Cagliari.

Tra la fine del 2023 e i primi mesi di questo 2024 sono stati caricati sul nostro webgis più di 100 nuovi dati, aggiornati a livello nazionale. 

Molti dei piani urbanistici, soprattutto PUC e PRG, pubblicati negli ultimi mesi, riguardano la Sardegna (per esempio con Triei, Terralba, Carloforte…), la Campania (Procida, Bosco Reale, Caserta…), la Liguria (Ceriale, Beverino, Alta Val Tidone…) la Sicilia (Messina, Agrigento, Modica..) e il Lazio (Alatri, Orte…).

Delle significative implementazioni a livello nazionale legate ai layers sono state sicuramente:

  • Mappa nazionale del dissesto idrogeologico ISPRA, che fornisce il quadro di riferimento sulla pericolosità per frane e alluvioni di tutto il territorio nazionale e gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, imprese, beni culturali e immobili.
  • Mappa delle cabine primarie, fondamentale per individuare le cabine di alta tensione alle quali aziende e privati che vogliono dar vita ad una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) potranno allacciarsi. 
  • Carta Geologica, che offre un quadro generale delle informazioni geologiche di una determinata area, molto utile in fase di programmazione territoriale, soprattutto per la prevenzione e riduzione del dissesto idrogeologico.
  • Carta della Natura, utilizzata per le valutazioni ambientali, individuazione delle reti ecologiche, pianificazione e analisi degli scenari di un territorio.

Tra i dati urbanistici pubblicati recentemente ricordiamo anche:

-Il Piano di Classificazione Acustica di Triei, Esterzili, Tula e Ceriale

-La variante del PAI di Olbia (2023)

-La variante del reticolo idrografico e fasce di strahler di Sant’Antioco

-La variante al PAI (piena) di Sant’Antioco

A livello regionale, sono stati implementati numerosi e importanti strumenti urbanistici della Calabria, nello specifico il PAI (piena, frana e erosione costiera) e la vincolistica che ricade sui territori della regione.

Sono stati caricati inoltre gli usi civici di ben due comuni: Pattada e Cabras (Sardegna).

Come ti avevamo già raccontato in questo precedente articolo, gli usi civici possono risultare spesso complessi, soprattutto la loro esatta collocazione rispetto al territorio.

Negli ultimi anni, soprattutto in Sardegna, i terreni ad uso civico sono stati al centro di numerosi dibattiti e di riforme legislative, mirate a garantire una migliore e maggiore gestione di tali risorse.

Avere a disposizione una loro mappatura è dunque un bene preziosissimo che semplifica non pochi processi urbanistici.

Cogliamo anche l’occasione per ricordarti che, fra i tanti servizi dedicati alla Pubblica Amministrazione, UrbisMap offre, per i Comuni che lo richiedono, il servizio di ricerca e mappatura dei terreni ad uso civico.

Lavori per una Pubblica Amministrazione e vuoi ricevere maggiori informazioni sul nostro servizio legato agli usi civici? Contattaci tramite e-mail: info@urbismap.com

Come consultare i nuovi dati urbanistici pubblicati sul Geoportale

dati urbanistici, mappa dissesto idrogeologico

Tutte le novità appena descritte sono disponibili con la versione Freemium di UrbisMap. Per cui, per visualizzarle e consultarle, ricordati di accedere al tuo account UrbisMap.

Non ne hai ancora uno? Registrarsi è gratuito e semplicissimo, basterà solo un indirizzo e-mail, cosa aspetti?

Dopo aver effettuato l’accesso troverai tutti gli aggiornamenti tra la seconda e la terza tab, ovvero la tab dati e la tab layers.

Qui potrai effettuare la tua ricerca tramite l’apposita barra, filtrando per territorio regionale (ad esempio inserendo la parola chiave “Sardegna” o “Liguria”) oppure inserendo direttamente il nome del piano specifico (ad esempio “carta geologica”). Cliccando su uno dei risultati ottenuti con la ricerca il piano verrà visualizzato sulla mappa

In alternativa, puoi ricercare i dati interrogando direttamente la mappa, cliccando sul punto geografico di tuo interesse e visualizzare nell’area di dialogo a destra, e all’interno della tab dati, le informazioni urbanistiche riguardanti quel punto.

L’obiettivo principale di queste pubblicazioni è quello di implementare sempre più dati per offrire un sistema unico e completo a cittadini, tecnici, liberi professionisti ed enti pubblici, su cui consultare piani urbanistici, normative e vincoli di tutto il territorio nazionale. 

Vuoi avere accesso a più strumenti? Passa a UrbisMap Premium!

Con l’abbonamento a Premium, disponibile nella versione da 12 o 24 mesi, tecnici e liberi professionisti che operano nel settore dell’edilizia, dell’urbanistica, delle energie rinnovabili e dell’immobiliare, hanno accesso a strumenti avanzati e dedicati pensati per semplificare tantissimi processi legati alla loro professione.

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Se invece vuoi ricevere informazioni più specifiche riguardo i nuovi dati pubblicati sul Geoportale, scrivici utilizzando il form sottostante!

PNRR: Dal 2019 ad oggi, facciamo il punto della situazione

Ormai lo sapete bene: il PNRR è un tema a noi molto caro!

Ve ne abbiamo parlato in tanti articoli del nostro blog e ad oggi, ci sembrava doveroso fare il punto della situazione per capire dove siamo arrivati, quali sono le misure in atto e le novità sul Piano.

Un piccolo passo indietro: lo scenario italiano pre pandemia e PNRR

La pandemia di Covid-19, come ben sappiamo, ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei. Questo fattore è andato a incidere su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Basti pensare che tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto del 7,9%, tra il 2005 e il 2019 il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3% al 7,7%, fino a raggiungere il 9,4% nel 2020. 

L’Italia inoltre, risulta essere particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e all’aumento delle ondate di calore e delle siccità.

Riportando le stime dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2017 ben il 12,6% della popolazione viveva in aree considerate e classificate ad elevata pericolosità di frana o a rischio alluvioni, dato già peggiorato rispetto al 2015. 

Insomma, lo scenario non era dei migliori già nel periodo pre pandemico e una delle cause è stata sicuramente l’incapacità di cogliere le molteplici opportunità legate alla rivoluzione digitale.

Evince dunque che l’Italia debba necessariamente modernizzare la sua Pubblica Amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e agire maggiormente verso il contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. 

La risposta alla pandemia

Abbiamo visto la situazione presente prima del 2019, ma qual è stata la risposta alla crisi pandemica?

L’Unione Europea ha risposto alla pandemia da covid-19 con il Next Generation EU (NGEU), un programma molto ambizioso che prevede investimenti e riforme mirate a favorire e accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione dei lavoratori, raggiungere una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Per l’Italia il NGEU è sicuramente una grandissima opportunità di riforme, investimenti, sviluppo e riscatto. Il nostro Paese, inoltre, è il primo beneficiario dei due principali strumenti del NGEU:

  • il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) che ha una durata di 6 anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione di 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 milioni in sovvenzioni e 360 miliardi in prestiti a tassi agevolati;
  • il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU).

Il Dispositivo RRF ha richiesto agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme che devono includere sei grandi aree di intervento:

  • transizione verde
  • trasformazione digitale
  • crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
  • coesione sociale e territoriale
  • salute e resilienza economica, sociale e istituzionale
  • politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani

Ed è qui che nasce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Articolato in 6 Missioni e 16 Componenti, il PNRR ha come obiettivo l’ammodernamento del Paese, riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e avviare il Paese ad una transizione ecologica e digitale.

Vediamo insieme quali sono le Missioni che lo compongono:

M1. “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”

M2.  “Rivoluzione verde e transizione ecologica”

M3. “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”

M4. “Istruzione e ricerca”

M5.  “Inclusione e coesione”

M6. “Salute”

La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo e arriva direttamente dall’European Green Deal, che segna come obiettivo Europeo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione delle emissioni serra del 55% entro il 2030.

Secondo le direttive del NGEU ben il 37% della spesa per investimenti e riforme dei PNRR deve sostenere gli obiettivi climatici, in modo tale da ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente in modo da lasciare un’Italia più verde con un’economia più sostenibile alle generazioni future.  

Alla transizione digitale, invece, deve essere dedicato almeno il 20%

È previsto inoltre che, grazie al PNRR, nel 2026 il Pil sarà più alto del 3,6% rispetto ad uno scenario senza il Piano. 

Gli ultimi aggiornamenti

Possiamo affermare che molti obiettivi preposti dal 2020 ad oggi sono stati raggiunti, ma sono ancora tanti quelli da realizzare e la strada è ancora lunga.

Fra i “successi” ricordiamo per esempio l’attivazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) della Missione 1.3.1 del PNRR, che ha permesso lo scambio semplificato di informazioni tra Enti e Pubblica Amministrazione, favorendo l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati pubbliche. 

Recentemente è stata approvata una nuova proroga che riguarda proprio la Misura 1.3.1: tutti i Comuni finanziati hanno ancora circa 90 giorni a disposizione per scegliere le software house con cui avviare il processo di interoperabilità con la nuova PDND. Anche UrbisMap, da sempre sostenitore del processo di digitalizzazione della PA, ha sviluppato le proprie API. Il servizio, come spieghiamo in questo vecchio articolo, consiste nello sviluppo, pubblicazione e mantenimento degli e-service sulla PDND, che danno accesso ai dati presenti sul Geoportale.

Il nuovo PNRR

Ora il valore del Piano è pari a 194,4 miliardi di euro di cui 122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni e copre 66 riforme e 150 investimenti

A fine 2023 la Commissione Europea ha approvato il nuovo PNRR italiano, nel quale è stato incluso un nuovo capitolo dedicato all’iniziativa REPowerEU.

Per trovare i fondi necessari a attuare gli investimenti per questo capitolo, il Governo ha proposto di definanziare ben 9 investimenti dal PNRR da coprire con altre fonti di finanziamento come i fondi europei e nazionali delle politiche di coesione.

Sempre a fine 2023, il Governo ha richiesto a Bruxelles la quinta rata di finanziamenti, nella quale sono stati inseriti 52 obiettivi dal valore complessivo di 10,6 miliardi di euro.

Sono stati messi in conto importanti investimenti nei comparti dell’agricoltura per aumentare l’efficienza dei sistemi di irrigazione e per favorire la produzione di energia verde, nel settore dei trasporti pubblici con interventi come l’elettrificazione della linea ferroviaria del Mezzogiorno, nel settore culturale, sanitario, della Pubblica Amministrazione con interventi per la transizione digitale, e dell’Università, con l’assegnazione di borse di studio e il finanziamento di progetti di ricerca. Sono previsti significativi traguardi in tema di digitalizzazione, con particolare riferimento al Ministero della difesa, della giustizia, al Consiglio di Stato, all’Inps e all’Inail. 

Per quanto riguarda le riforme si può affermare che sono stati raggiunti importanti obiettivi, come la piena operatività del sistema nazionale di e-procurement per l’acquisizione di beni, servizi e informazioni per via telematica, riorganizzazione del sistema scolastico e l’entrata in vigore delle misure dedicate alla concorrenza e al quadro legislativo degli appalti pubblici.

Lultima relazione sullo stato di attuazione del PNRR della Corte dei Conti presenta i dati relativi al primo semestre 2023. Risultano conseguiti tutti i 28 obiettivi del periodo di tempo preso in analisi, portando al 34% il livello complessivo di attuazione del Piano. 

A Gennaio 2024 a Palazzo Chigi si è tenuta la Cabina di regia PNRR, con lo scopo di effettuare una verifica dello stato di attuazione del Piano ed è stata fatta una prima analisi sul conseguimento dei 39 traguardi della sesta rata, pari a 9,1 miliardi di euro, e i 74 traguardi della settima rata pari a 19,67 miliardi di euro.

Secondo il ministro degli affari europei e del PNRR Raffaele Fitto, però, alcuni interventi del PNRR da qui al 30 giugno 2026, non possono essere realizzati, come emerge dalla relazione semestrale della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Piano, infatti,  oltre la metà delle misure è ancora in una fase iniziale dei progetti.

 A rallentare la realizzazione del Piano contribuisce sicuramente la precarietà del personale pubblico dedicato, al momento, inoltre, non è stata fornita una descrizione dettagliata degli interventi che si intendono realizzare con il Piano, ma solo una lista degli obiettivi generali del nuovo PNRR.

Alcuni progetti, come già anticipato, sono stati dunque modificati in quanto considerati irrealizzabili o non ammissibili e rischiavano di non essere attuati nei tempi prefissati. I finanziamenti per questi progetti verranno quindi presi da altri programmi europei e nazionali in quanto il PNRR ha invece, secondo la Meloni, tempi “molto più stringenti”.

Decarbonizzazione: aziende green entro il 2050

L’emergenza climatica è di certo un tema prioritario delle agende politiche nazionali e internazionali. Una delle chiavi individuate per ridurre i gas serra è la decarbonizzazione energetica.

Quello dell’energia, infatti, risulta essere tra i principali comparti responsabili, secondo i dati dell’Unione Europea (2019), delle emissioni di CO2 contando il 77,01% del totale. Al secondo posto abbiamo l’agricoltura, con il 10,55%, seguito dal 9,10% dei processi industriali e uso dei prodotti, all’ultimo posto invece troviamo il trattamento dei rifiuti che totalizza il 3,32%.

Ma cosa si intende per decarbonizzazione?

Il termine decarbonizzazione indica il processo di riduzione del carbonio e prevede:

  • abbandono delle fonti fossili;
  • maggiore efficienza dei consumi;
  • completo approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili come l’eolico, il fotovoltaico e le biomasse.

L’obiettivo, molto ambizioso, è quello di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.

Un processo lungo e macchinoso

Il 12 dicembre 2015, alla Conferenza di Parigi sul clima, è stato sottoscritto l’Accordo sui cambiamenti climatici: un trattato internazionale giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico, che delinea un percorso per la decarbonizzazione, con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C e di raggiungere il traguardo delle emissioni zero entro il 2050.

L’Accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016 con la ratifica da parte di almeno 55 Paesi, tra questi sono presenti tutti i Paesi dell’UE.

L’impegno dell’Italia

Molti Paesi, tra i quali l’Italia, hanno inserito nei propri piani di ripresa dalla pandemia globale da Covid-19 una particolare attenzione alla transizione verde.

Il nostro Paese ha un obiettivo green molto importante: ridurre del 55% le emissioni inquinanti entro il 2030 per raggiungere la totale carbon neutrality entro il 2050, come secondo gli accordi del Green Deal.

Per raggiungere i risultati prefissati c’è bisogno dell’impegno da parte di tutti: dallo Stato (per quanto riguarda i finanziamenti), al contesto domestico e ancora a quello aziendale.

Le imprese sono state chiamate a ridurre le proprie emissioni, dirette e indirette, non solo in vista della tutela dell’ambiente, ma anche come scelta strategica di business a lungo termine.

Molte aziende hanno già adottato delle “soluzioni green” nei loro processi produttivi, come la digitalizzazione di molti sistemi e l’installazione e l’impiego di pannelli fotovoltaici.

Il regolamento del NGEU (Next Generation European Union) prevede che un minimo del 37% della spesa per investimenti e riforme programmata nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) debba sostenere gli obiettivi climatici.

Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 sono state apportate delle modifiche significative al PNRR legate al nuovo capitolo REPowerEU, che vertono a misure di aiuto per le imprese (PMI). Il PNRR, nel quale si parla di progressiva decarbonizzazione di tutti i settori, rappresenta un’ottima occasione per accelerare e raggiungere la transizione ecologica.

Gli investimenti del Piano sono suddivisi in 6 missioni e ben 2 di queste sono focalizzate sul tema della decarbonizzazione e sull’impiego di fonti energetiche rinnovabili.

Vediamo quali sono:

  • Missione 2, in particola la Componente 2 (M2C2), “Rivoluzione verde e transizione energetica”: si occupa della transizione energetica e della mobilità sostenibile. Trovano spazio nella Missione anche i temi della sicurezza del territorio, con interventi di prevenzione e di ripristino a fronte dei significativi rischi idrogeologici, della salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità;
  • Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”: dedicata sempre alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni attraverso il potenziamento della rete ferroviaria per ridurre drasticamente la percentuale del traffico che, ad oggi, vede il 90% dei passeggeri muoversi su strada, e la digitalizzazione dei sistemi logistici.

La decarbonizzazione attraverso l’elettrificazione: una delle strade possibili

Esistono diverse strategie per avviare il percorso di decarbonizzazione, una delle possibili strade passa sicuramente attraverso l’elettrificazione.

Elettrificare i settori che risultano essere i maggiori produttori di emissioni di gas serra è dunque un passo fondamentale da compiere.

Attenzione però: l’obiettivo dell’elettrificazione, per far si che porti alla decarbonizzazione, è importante che avvenga attraverso l’investimento nella produzione di energia pulita, e quindi attraverso l’impiego di fonti energetiche rinnovabili come il solare, l’idroelettrico, l’eolico e il geotermico.

Passare semplicemente all’ elettrificazione infatti, non risolverebbe il problema delle emissioni gas serra, ma lo sposterebbe solamente dagli utenti ai produttori.

Possiamo dire quindi che la sostituzione dei combustibili fossili con l’elettricità a zero emissioni può accelerare e favorire il processo di decarbonizzazione, ma anche dell’efficienza energetica e della digitalizzazione (in particolar modo delle Pubbliche Amministrazioni), altra missione prioritaria del PNRR.

Quello della decarbonizzazione è dunque un processo lungo, macchinoso e ambizioso ed è fondamentale che tutti, soprattutto le imprese, abbiano un ruolo attivo nel perseguire tale obiettivo, definendo delle strategie concrete per raggiungerlo. Per le aziende, la decarbonizzazione rappresenta senza dubbio una sfida, perché richiede l’implementazione di nuove tecnologie, processi e materiali, ma è anche un’ottima opportunità in quanto significa efficientamento e maggiore responsabilità nell’utilizzo delle risorse. In questo contesto, i fondi del PNRR destinati alle imprese nell’ambito della Missione 2 rappresentano un grande slancio per il mercato italiano per rafforzare e trasformare il Paese con interventi mirati. 

Urbismap, nuovi strumenti: catasto, norme e numeri civici

È da un po’ di tempo che non parliamo degli strumenti disponibili a tecnici e cittadini su Urbismap. Oggi ne vedremmo alcuni nel dettaglio, che come sempre sono stati aggiunti per semplificare la consultazione dei dati territoriali tramite il nostro Geoportale.

Come già sapete, Urbismap nasce per rendere facile la vita a tecnici, liberi professionisti e cittadini, rendendo disponibili alla consultazione i dati territoriali italiani, quali piani urbanistici comunali, piani paesaggistici regionali, piani attuativi, piani particolareggiati, norme tecniche di attuazione, ma anche catasto e toponomastica.

Nel tempo abbiamo ampliato la mole di dati disponibili sul Geoportale, e recentemente abbiamo aggiunto nuovi strumenti che consentono a tutti di visualizzare su mappa, con estrema semplicità, anche la cartografia catastale, le etichette delle norme urbanistiche e i numeri civici. Vediamo nel dettaglio il loro funzionamento.

Cartografia catastale: fogli e particelle con un clic su Urbismap

Da sempre, su Urbismap, come risposta al clic su mappa, è possibile visualizzare l’informazione catastale, quindi sezione, foglio e particella del punto interrogato. Informazione disponibile, all’interno dell’area di dialogo, nella tab dati, agli iscritti al Geoportale. Precisiamo “agli iscritti” della versione gratuita, in quanto la lettura del dato catastale non è disponibile se non si è registrati. Per questo motivo, se non foste ancora registrati o loggati, nella tab dati vi apparirà il messaggio “registrati o accedi per conoscere i dati catastali“.

Una volta registrati e dopo aver effettuato il login, è ora possibile visualizzare l’informazione catastale all’interno della tab dati. In risposta al clic, infatti, nell’area di dialogo, apparirà l’informazione sotto la voce “dati catastali in real time“, ovvero comune, sezione, foglio e particella (immagine 1).

Oltre a questo, recentemente abbiamo esteso la funzione catastale rendendo disponibile in mappa la cartografia corrispondente a tutto il territorio comunale interrogato. La funzione è disponibile sotto forma di layer, e come tutti gli altri è possibile accenderlo o spegnerlo a piacimento. Una volta selezionato, cliccando sulla freccia accanto al nome del layer, in questo caso “catasto Assemini“, sulla mappa apparirà la cartografia catastale comunale, sovrapposta alla mappa di sfondo, con i relativi numeri di fogli e particelle in evidenza (immagine 2).

Lo strumento non è ancora disponibile per tutti i comuni d’Italia, ma spoiler: presto lo sarà 🙂

Label norme: le etichette ora disponibili in mappa

Seguendo sempre lo stesso principio di semplificazione, il secondo strumento che abbiamo recentemente aggiunto è quello denominato label norme. Disponibile all’interno dell’area di dialogo, nella tab dati, consente di accendere e spegnere in mappa le etichette relative alle norme dal piano visualizzato in quel momento.

Lo strumento, quindi, serve ad avere una panoramica generale ed immediata della pianificazione comunale che si sta consultando, restituendo a video tutte le norme che compongono il piano senza dover necessariamente interrogare la mappa con il clic.

Guardando le immagini sotto riportate è più chiaro: dopo aver selezionato il piano che si desidera consultare, in questo caso il Puc di Assemini, cliccando sullo strumento “label norme“, sopra lo stesso piano appariranno tutte le norme e destinazioni urbanistiche dettate dal piano stesso (A1, A2, B1, B2, etc), fornendo così una panoramica chiara e precisa di tutto l’assetto urbanistico comunale.

Lo strumento è valido anche per gli altri Piani disponibili nella tab dati: nella seconda immagine, infatti, si riporta l’esempio del Piano di Assetto Idrogeologico di Assemini, per cui su mappa sono disponibili le norme dettate dal Piano, ovvero le “zone” di pericolosità idraulica (Hi1, Hi2, Hi3, Hi4), con la corrispondente perimetrazione.

Numeri civici con un clic

Ultimo, ma non per importanza, il nuovo strumento che consente di accendere e spegnere sulla mappa di Urbismap i numeri civici di tutto il territorio nazionale. Posizionato anche questo all’interno della tab dati, subito sopra lo strumento label norme, se acceso rende immediatamente disponibili i numeri civici di tutti i comuni d’Italia, semplificando così la ricerca di uno specifico fabbricato lungo una strada urbana o extra urbana.

Come gli altri strumenti, anche questo può essere “acceso” solo all’occorrenza, così da non disturbare la vista all’utente rendendo la mappa troppo caotica e carica di informazioni.

I numeri civici sono costantemente aggiornati e vengono letti in real time da open street map. Lo strumento si affianca a quello da sempre presente con la barra di ricerca, la quale consente di ricercare e selezionare su mappa uno specifico punto tramite indirizzo e numero civico. Se la ricerca non dovesse andare a buon fine, ma conosciamo via e numero civico, utilizzando lo strumento numeri civici sarà più semplice individuare il fabbricato di proprio interesse lungo la via, già disponibile dalla mappa di sfondo.

Novità e aggiornamenti: stiamo arrivando!

In questo articolo dello scorso dicembre, in cui vi parlammo del lavoro fatto e di quello che vorremmo fare nel 2022, vi anticipammo alcune novità di Urbismap, tra cui gli strumenti appena elencati. Abbiamo però in serbo tante altre novità, dedicate sia agli utenti privati che agli utenti della Pubblica Amministrazione, oltre ai bandi del PNRR (trovi un primo articolo qui), che non tarderemo a “spoilerarvi”.

Continuate a seguirci e a leggere il blog di Urbismap, così da rimanere sempre aggiornati sullo sviluppo del nostro Geoportale. Infine, ricordate che siamo sempre disponibili a rispondere a qualsiasi dubbio abbiate, che sia su un singolo strumento o sui servizi offerti a Enti pubblici e aziende. Per farlo potete utilizzare il form sottostante.

A presto, Urbismap staff 😉

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    Superbonus: nuove regole per gli immobili nella legge di bilancio 2022

    Si chiude la partita per il Superbonus 110%. Finalmente è arrivato il sì tanto atteso da parte della Camera dei Deputati alla Legge di Bilancio 2022 con un bottino di voti non indifferente: 414 voti favorevoli, 47 contrari e 1 solo astenuto.

    La nuova Legge di Bilancio prevede un vasto programma finanziario da mettere a punto durante tutto il 2022 con uno stanziamento di fondi superiore a 32 miliari di euro.

    Le principali novità per condomini e unifamiliari

    Spetterà fino al 31 dicembre 2022 il superbonus 110% sulle abitazioni unifamiliari, a condizione che al 30 giugno 2022 siano stati effettuati i lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo. Eliminati il tetto Isee di 25.000 euro e la scadenza del 30 settembre 2021 per la presentazione della Cilas, ipotizzati nel ddl di Bilancio.
     
    Per i condòmini e per gli immobili da 2 a 4 unità posseduti da un unico proprietario, il superbonus sarà del 110% ancora per due anni (fino al 2023) e poi scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Il bonus varrà per gli interventi effettuati sulle parti comuni condominiali, per quelli realizzati dalle persone fisiche sulle singole unità immobiliari del condominio o dell’edificio dell’unico proprietario.

    Iacp e cooperative

    Per gli interventi effettuati dagli Iacp (ed enti con le stesse finalità sociali) su immobili, di proprietà o gestiti per conto dei comuni, adibiti a edilizia residenziale pubblica, ovvero dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa su immobili assegnati in godimento ai propri soci, la detrazione è confermata al 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023, purché, al 30 giugno 2023, siano stati eseguiti lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo

    superbonus legge bilancio

    Inoltre

    Per i lavori di riduzione del rischio sismico nei Comuni dei crateri sismici, il superbonus spetterà nella misura del 110% fino al 31 dicembre 2025.

    Confermate le agevolazioni per le colonnine per la ricarica per le auto elettriche installate nelle aree condominiali: bonus del 110% con tetto di spesa di 1.500 euro (per colonnina) per gli edifici plurifamiliari o i condomìni che installino massimo 8 colonnine; 1.200 euro se si installano più di 8 colonnine. Chi sceglie la detrazione Irpef, avrà il rimborso in 4 anni (non più 5).

    Parallelamente alle detrazioni, sono estese le opzioni di sconto in fattura e cessione del credito

    Novità superbonus anche per gli interventi di superamento delle barriere architettoniche: oltre al bonus 110% come intervento trainato, è prevista una detrazione del 75% per chi installa ascensori e montacarichi nelle abitazioni unifamiliari (con tetto di spesa di 50mila euro) e in condominio (con tetto di spesa di 40mila euro per ciascuna unità nei condomìni fino a 8 unità, e di 30mila euro nei condomìni oltre le 9 unità).

    Sono stati reinseriti i prezzari DEI tra quelli validi per l’attestazione della congruità delle spese nei per i lavori agevolati con bonus diversi dal superbonus. Viene così corretto il problema creato dal Decreto Antifrodi, evidenziato dall’Agenzia delle Entrate e segnalato da imprese e professionisti che aveva disorientato gli addetti ai lavori. Nel testo definitivo della Legge di Bilancio, i prezzari DEI valgono per le asseverazioni di congruità delle spese emesse in qualsiasi data.
     
    La Legge di Bilancio 2022 contiene anche la conversione in legge del DL 157/2021 Antifrodi e conferma le misure di controllo messe in atto dall’Agenzia delle Entrate e il recupero delle detrazioni non dovute (e relative sanzioni) entro il quinto anno successivo a quello della violazione.

    Guarda il testo completo della Legge di Bilancio 2022 pubblicata sulla gazzetta ufficiale

    Carta vince o carta perde, cosa succede alla filiera della carta?

    Come mai un’azienda che si occupa di web gis e cartografia digitale parla della filiera della carta? Può sembrare insolito, si, ma nemmeno così tanto. Infatti, la crisi che sta vivendo la filiera della carta negli ultimi tempi, dagli imballaggi all’indotto della stampa, ha molto da farci riflettere sull’importanza del processo (ormai in atto) di digitalizzazione del Paese.

    Ma cerchiamo di capire effettivamente cosa sta succedendo e come poter bypassare il problema adottando, definitivamente, alcune soluzioni digitali al posto del cartaceo, soprattutto nel mondo della Pubblica Amministrazione.

    Da cosa nasce la crisi della carta?

    La crisi degli approvvigionamenti di carta e l’aumento dei costi di tutta la filiera, generati da un’inflazione a livello mondiale sull’energia e sulle materie prime (gas, acciaio e legno), si sta trasferendo (e facendo ampiamente sentire) sull’utente finale. Si parla di aumenti medi fino al 20% nel 2020. La cellulosa conta addirittura un aumento del costo di quasi il 70%. Gli imprenditori di settore (stamperie, tipografie, case editrici, etc) iniziano oggi a ultimare le proprie scorte di carta: è allarme per tutti i settori collegati.

    I rincari della carta e i ritardi negli approvvigionamenti sono un’emergenza a cui guardiamo con preoccupazione da mesi, per questo torniamo a chiedere il credito d’imposta sugli acquisti di carta come misura per mitigare l’emergenza.

    Ricardo Franco Levi (presidente AIE)

    La guerra della carta

    Con le scorte terminate, le tempistiche su forniture e distribuzione dilatate, case editrici e tipografie che corrono ai ripari, si respira una vera e propria aria di crisi, in un Paese in cui il mercato del libro fattura circa 1.710 milioni di euro all’anno (dati AIE ottobre 2021). Un dato importante, soprattutto in un anno di forte crisi economica come il 2020, in cui si è registrata una crescita del 16,3%.

    Da queste cifre si intuisce quanto, in un Era sempre più digitale, il mercato della carta resta fondamentale tenendo così un’ampia fetta di mercato. Perché il digitale è bello, ma pensiamo non sia ancora totalmente compreso.

    Ad esempio, i libri digitali sono davvero un buon investimento per la casa editrice? Su un ebook, il cui prezzo si aggira intorno ai 7.99 euro, il 35% va al portale di vendita, 1.00 euro circa viene riconosciuto all’autore, così che all’editore rimangono sui 4 euro. A questi andranno sottratti ulteriormente costi fissi, di grafica, impaginazione, editing, traduzione e diritti. Si intuisce facilmente a quanto ammonta il guadagno finale. Inoltre, la maggior parte dei lettori, per gusto personale continua a preferire il libro cartaceo.

    carta stampa

    La digitalizzazione ci salverà?

    Occupandoci di servizi digitali, prevalentemente offerti alle Pubbliche Amministrazioni, pensiamo fortemente che il processo di digitalizzazione in atto colmerà problemi particolarmente importanti come l’attuale crisi della carta.

    La sostituzione del cartaceo, soprattutto nel settore pubblico, con servizi esclusivamente digitali rivolti al cittadino, eviterà processi burocratici ormai obsoleti, ma soprattutto dannosi per l’ambiente.

    Si pensi, ad esempio, al settore tecnico degli Enti locali il quale, grazie a servizi di dematerializzazione delle banche dati, smette di stampare in cartaceo tutti gli elaborati grafici, relazionali, i pareri, le istanze e i titoli edilizi contenuti all’interno di una pratica edilizia quando il cittadino presenta una richiesta di accesso agli atti. Pagine e pagine di preziosa carta che possono essere oggi sostitute con file pdf, ad alta risoluzione, con una capienza di qualche Mbyte. Senza pensare alla velocità di acquisizione della documentazione digitale, rispetto a quella cartacea.

    Altro settore pubblico altamente coinvolto è senz’altro quello sanitario. Si pensi, ad esempio, agli infiniti archivi delle Asl territoriali, contenenti cartelle cliniche, pratiche mediche, contratti, etc che negli anni si sono accumulati. Allo stesso modo del settore tecnico comunale, anche il settore sanitario dovrebbe eliminare il supporto cartaceo, per trasferire i propri archivi su cloud certificati, a cui poter dare facilmente accesso a cittadini e operatori sanitari.

    In generale, quindi, in tantissimi ambiti (soprattutto pubblici) il supporto digitale si può “facilmente” sostituire quello cartaceo, bypassando le attuali problematiche del mercato, migliorando la qualità ambientale e, al tempo stesso, velocizzando i tempi di accesso a servizi e documenti pubblici.

    La digitalizzazione non può che essere un beneficio per tutti, e a parer nostro il “buon esempio” dovrà essere dato proprio dalla Pubblica Amministrazione, che con grande fatica ha il ruolo di cambiare il sistema con azioni sempre più adeguate e a misura d’uomo (e di ambiente).

    Tu cosa ne pensi? Credi, come noi, che il digitale salverà il mondo? Lascia un commento sotto il post e se vuoi avere maggiori informazioni sul nostro servizio di dematerializzazione scrivici utilizzando il form contatti sottostante, ti risponderemo in breve tempo.

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      Cambiamenti climatici: Urbismap tende la mano al cambiamento

      Il clima sta cambiando. Lo abbiamo vissuto questa estate con incendi che hanno devastato il territorio sardo e non solo, continuiamo a viverlo in questi giorni con l’uragano Apollo che ha sommerso la città di Catania. Tutti avvenimenti sporadici sino a qualche anno fa, ma che stanno iniziando a diventare una consuetudine a cui comuni, regioni e intere nazioni devono iniziare a farci i conti.

      In questi giorni, infatti, si sta svolgendo la Cop26 a Glasgow, la conferenza sul cambiamento climatico delle nazioni unite (durerà sino al 12 novembre). I leader mondiali, insieme ad esperti climatici e attivisti, si riuniscono per concordare un piano d’azione, sviluppato per affrontare la più grande crisi sul clima. L’obiettivo è quello di azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C.

      Abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare

      Joe Biden (presidente USA)

      Piano di Protezione Civile: per salvaguardare e tutelare popolazione e territorio

      I leader mondiali pensano in grande, ma anche i leader comunali, un po’ più in piccolo, devono ragionare nell’ottica di quanto il cambiamento climatico stia incidendo sull’assetto urbanistico locale, così da dover sempre più puntualmente monitorare i cambiamenti per riorganizzare il territorio in vista di eventuali calamità localizzate.

      Tra i principali compiti comunali vi è la definizione e attuazione del Piani di Protezione Civile, indispensabili per far fronte alle diverse calamità che possono incidere sul territorio. I piani, infatti, racchiudono al loro interno tutte le procedure da seguire in caso di disastro, linee guida per soccorrere e salvaguardare la popolazione soggetta a rischio, ma anche il patrimonio culturale e ambientale con tutto il sistema produttivo.

      In sintesi un Piano di Protezione Civile prevede:

      • definizione degli obiettivi e l’organizzazione delle azioni in caso di calamità naturali;
      • definizione dei responsabili di piano e delle singole funzioni;
      • creazione protocolli di attivazione e procedure di lavoro;
      • digitalizzazione e diffusione anche tramite tecnologie GIS;
      • individuazione delle aree di attesa della popolazione non soggette ai rischi (come scuole e palestre), aree di ricovero della popolazione non soggette a rischi (alberghi, ostelli, case private) e aree di ammassamento dei soccorsi e delle risorse;
      • individuazione delle sedi idonee ad ospitare i Centri Operativi e delle vie di fuga;
      • organizzazione delle strutture operative relative al livello di piano.

      Obblighi delle Amministrazioni comunali

      Oltre alla redazione del Piano, la PA insieme all’istituzione della Protezione Civile locale, deve sorvegliare e monitorare la gestione delle emergenze, l’attuazione delle misure di sicurezza, la definizione di responsabilità e compiti, ma soprattutto la salvaguardia di cittadini, animali e beni.

      E il Comune (così come gli altri organi ai quali il piano deve far riferimento, per esempio Unione di Comuni, Provincia e Regione), proprio ai cittadini, deve dare la possibilità di consultare, sempre, il Piano di Protezione civile comunale in modo veloce e agile.

      Una volta entrato in vigore, il Piano dev’essere facilmente reperibile e consultabile dalla cittadinanza, in quanto contiene una serie di informazioni utili in caso di calamità, ad esempio i modelli di intervento, in cui si riportano le così dette aree di emergenza.

      Le aree segnalate sul piano, che devono essere visibilmente riconoscibili, sono le aree di attesa, luoghi di primo ritrovo per la popolazione e di ricongiungimento per le famiglie, le aree e strutture di accoglienza, nelle quali destinare la popolazione colpita, e le aree di ammassamento di soccorritori e risorse.

      Tali aree devono essere raggiungibili attraverso un percorso sicuro, possibilmente pedonale, e segnalato con apposita cartellonistica stradale, così come dettato dalla normativa della Protezione Civile Nazionale.

      catania vista da urbismap

      Come un web-gis può aiutare in questi casi?

      Oltre ai metodi più tradizionali, quali la carta stampata (ma poco funzionale) e la cartellonistica stradale per la segnalazione delle aree di soccorso, di attesa e accoglienza, un sistema web-gis, facilmente utilizzabile da smartphone, può essere lo strumento giusto per la fase di accessibilità, divulgazione e consultazione del piano.

      In Sardegna, esiste un Sistema informativo di Protezione Civile regionale (SIPC), sul quale i Comuni devono obbligatoriamente pubblicare i propri piani di protezione civile e gestire le emergenze. Il sistema, però, non è accessibile alla cittadinanza, ma solo alla Pubblica Amministrazione, restando così un mero strumento interno per la gestione delle azioni di emergenza.

      Un web-gis come UrbisMap, invece, consente la pubblicazione gratuita dei Piani di protezione civile (a qualsiasi livello). Grazie alla sua facilità di utilizzo, tramite qualsiasi dispositivo, i cittadini, anche in fase di piena emergenza, potranno accedere alla mappa, geo-localizzarsi e vedere dove si trova l’area di attesa e le strutture di emergenza più vicine da poter raggiungere.

      In Sardegna sono diversi i Comuni che hanno scelto di pubblicare il proprio Piano di protezione civile su UrbisMap. Ad esempio, Olbia e i Comuni della Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai.

      La velocità nell’acquisire l’informazione viene nettamente migliorata. Un servizio ai cittadini, ma anche uno strumento fondamentale per la Pubblica Amministrazione che si prefigge di divenire sempre più smart e digitale.

      Per avere maggiori informazioni sulla pubblicazioni dei piani su UrbisMap scrivici un commento qui sotto o richiedi informazioni tramite il form contatti.

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        Bonus e Agevolazioni: quali scadono nel 2021 e quali prorogano?

        L’anno 2021 è stato un anno ricco di incentivi ed agevolazioni per supportare le famiglie e non solo. Tanti cittadini ne hanno usufruito ma ancora tanti vorrebbero avere l’opportunità di poterne usufruire. È proprio l’edilizia la categoria che ha avuto tanti di questi bonus e in questo articolo cercheremo di capire insieme quali sono i bonus in scadenza 2021 che bisogna richiedere assolutamente prima del termine dell’anno e quali invece vengono portati all’anno prossimo dalla nuova legge di bilancio approvata in questi giorni dal Consiglio dei Ministri e dal premier Draghi.

        Ecobonus 2021

        Al 2021 il termine di questi bonus, per chi effettua lavori in casa, è al 31 dicembre 2021, ma la nuova legge di bilancio ha permesso di prorogarli e nell’elenco seguente vediamo singolarmente come:

        • bonus ristrutturazione del 50% (prorogato sino al 2024)
        • bonus mobili ed elettrodomestici del 50% (proroga sino al 2024, ma cala a 5mila euro il tetto di spesa in base al quale è calcolata la detrazione)
        • ecobonus per i lavori di riqualificazione energetica (prorogato al 2024)
        • bonus verde

        Superbonus 110%

        Finalmente, dopo molta attesa, la proroga al 2022 per il superbonus 110% è riuscita ed in casi specifici si potrà spostare fino al 2023. La Commissione Europea ha dato il via libera per il finanziamento dell’incentivo per tutti i lavori da effettuare e potranno ottenere un allungamento dei tempi sia i condomini sia gli enti sia i privati, ovviamente dovranno rispettare tempistiche differenti. Il benefit ha ottenuto la proroga da parte del Governo Draghi fino al 30 giugno 2022. Occorre, però, chiarire chi potrà usufruire dell’agevolazione a questa nuova data.

        I condomini e le case popolari

        Queste categorie avranno la possibilità di effettuare i lavori entro il 31 dicembre 2023, quindi le tempistiche per questi settori sono ancora più avanti rispetto ai prossimo che andremo a vedere.

        I privati

        Potranno richiedere l’estensione dei lavori, avendo la scadenza al 30 giugno 2022 chi presenta l’interesse di accedere alla detrazione per quanto riguarda la propria unità unifamiliare, solo ed esclusivamente quella. Avranno la possibilità di richiedere una proroga di 6 mesi qualora il 60% dei lavori di ristrutturazione progettati siano stati portati a termine. Per chi invece dimostra di avere un reddito inferiore ai 25mila euro la data di scadenza è fissata al 31 dicembre 2022.

        Gli enti

        Per questo gruppo invece l’estensione del superbonus 110% viene prevista fino al termine di Giugno 2023. Anche loro potranno fare richiesta per del tempo extra qualora il 60% dei lavori siano stati effettuati.

        Bonus facciate 2021

        Prevede una detrazione lorda pari al 90% delle spese, affinché esse siano documentate con le giuste prove a favore dei costi effettuati durante la ristrutturazione nel periodo di tempo che occupa tutto il 2021. Gli interventi che rientrano in questo bonus sono tutti quelli che riguardano la pulizia o la tinteggiatura esterna degli edifici. Un’agevolazione che ha come obbiettivo il recupero ed il restauro delle facciate di edifici preesistenti che si trovano nella zona A o B, in base al decreto del Ministero dei Lavori Pubblici risalente al 2 aprile 1968, n.1444. Questo bonus verrà prorogato al 2022, ma la percentuale di detrazione scende dal 90 al 60%.

        articolo bonus e agevolazioni 2021

        Bonus zanzariere 2021

        L’acquisto delle zanzariere non è di per sè detraibile, tuttavia, in presenza di determinati requisiti è possibile beneficiare di una speciale detrazione fiscale consistente in una riduzione delle imposte IRPEF o IREF per un importo pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto o l’installazione delle zanzariere con schermatura solare. L’acquisto delle zanzariere, non è di per sé detraibile, tuttavia il loro acquisto può rientrare nell’Ecobonus al 50% se sussistono i requisiti delle schermature solari, ovvero le zanzariere devono anche avere la capacità di schermare la luce solare e migliorare l’efficienza energetica dell’immobile.

        Le zanzariere devono possedere determinati requisiti, ossia, devono avere la marchiatura CE, ovvero la certificazione che il prodotto è conforme agli standard comunitari di salute e sicurezza, devono avere un valore Gtot inferiore a 0,35, certificato da un organismo autorizzato, devono proteggere una superficie vetrata (finestra, porta vetrata) comunque esposta, devono essere fissate in modo stabile, devono essere applicate all’esterno della finestra, all’interno o integrata nell’infisso ed infine devono essere regolabili.

        Inoltre, le zanzariere possono essere installate su immobili di qualsiasi categoria catastale, tuttavia essi devono essere già esistenti e regolarmente accatastati ed in regola con il pagamento di tributi e oneri. Pertanto il bonus zanzariere non trova applicazione nel caso di proprietà in costruzione. Lo sgravio fiscale viene recuperato in 10 quote annuali di pari importo, mentre il pagamento delle spese deve essere effettuato con bonifico parlante. Occorre effettuare la comunicazione all’Enea entro 90 giorni dalla fine dei lavori. Si può usufruire dello sgravio fiscale sull’acquisto fino al 31 dicembre del 2021 ed è previsto un limite massimo di spesa detraibile pari a 60.000 euro.

        Bonus affitto 2021

        Il bonus affitto è scaduto il 6 ottobre 2021, ma la nuova legge di bilancio prevede un fondo per un bonus affitti ai giovani di età compresa fra i 20 e i 31 anni non compiuti. Il bonus è valido per i primi 4 anni e la detrazione dall’imposta lorda, pari al 20% del canone di locazione nel limite massimo di euro 2.400 di detrazione. I giovani che ne vorranno usufruire dovranno avere un reddito inferiore ai 15.493,71 euro e devono avere un contratto di locazione per abitazione principale, diversa dall’abitazione principale dei genitori.

        Urbanistica: quale futuro per città e territorio dopo la pandemia?

        La pandemia da Covid 19 inevitabilmente ha influito nei diversi contesti in cui viviamo. In molti sostengono che ci saranno altre crisi a livello mondiale, che siano essere di carattere economico, ambientale, climatico, energetico o sanitario andranno ad influire sul nostro modo di abitare gli spazi. Difatti l’urbanistica sarà argomento principale perché dovrà ripensare il nostro modo di vivere e organizzare le città in maniera ecosostenibile.

        Agli studiosi di Architettura e Urbanistica viene chiesto di interrogarsi su cosa nella progettazione architettonica e urbana, nella pianificazione urbanistica e nelle scienze del territorio è andato storto per permettere l’espansione di un virus di origine animale. Si chiede una riflessione territorialista che consenta di cogliere l’occasione per proporre un futuro differente per le città odierne e proiettarle in un futuro diverso nell’interesse delle prossime generazioni.

        Il Covid 19 ha reso più evidenti alcuni aspetti delle interazioni città-territorio-ambiente, dunque è necessario elaborare azioni su misura nel rispetto delle situazioni locali e dei caratteri distintivi delle popolazioni in modo da non produrre risposte diseguali. Intervenire su inclusività, sostenibilità, innovazione dei sistemi urbani e sui fattori economici deve e può essere una risposta efficace.

        Esempi dal passato

        Abbiamo tanti casi che dimostrano un miglioramento causato dalla reazione alle devastanti epidemie che si sono susseguite nel corso della millenaria storia dell’uomo, dalla peste ateniese del 430 a.C. alla peste nera europea del XIV secolo, alla più recente spagnola 1919-1920. Le modalità di estensione e diffusione sono ovviamente differenti per stili di vita, igiene, scambi commerciali, mobilità personale, rivoluzione industriale e tanti altri fattori, nonostante ciò, sono molti gli esempi che si possono portare a suffragio del riconoscimento delle ricadute positive sulle città, laddove sono state gestite bene le fasi di rilancio post epidemia.

        Ben noto il caso di Venezia dove le epidemie di peste, importate dai traffici marittimi, pur dimezzando ogni volta la popolazione non abbiano compromesso la sua potenza marittima. Un altro caso quello delle ripetute epidemie di colera a Napoli nell’800 che hanno portato un risanamento e una riqualificazione di quartieri storici con la realizzazione di piazze, strade e nuovi edifici. Molto più evidente la trasformazione di Parigi che per risanare la città colpita da gravi epidemie di colera nella metà dell’800, ha applicato principi igienico-sanitari per sistemare fognature e realizzare grandi viali, in quei quartieri densissimi soffocati dall’urbanizzazione sfrenata.

        persone in piazza

        Detto ciò, quindi, come dev’essere la città del futuro post pandemia?

        La città del futuro deve tornare a privilegiare il non-costruito, spazi di relazione, spazi pubblici disponibili per tutti, che interpretino morfologia e condizioni naturali. Spazi che utilizzino strategicamente il mondo vegetale, intrecciandone la vita con quella degli abitanti, riportando l’attività agricola in ambito urbano, non solo a scala maggiore, ma anche tramite orti urbani e sistematica copertura a verde del costruito. Oggi ancora lo spazio pubblico viene pensato invaso da automobili in sosta, pensando gli spazi assumendo come prima finalità quella della circolazione.

        La città del futuro deve rigenerare le periferie assicurando densità tali da garantire intensità di rapporti sociali, compresenza ed aglomerati di attività diverse, diversità espressiva del costruito, spazio a stratificazioni, plurime identità delle parti e dando caratteri ai luoghi, al non-costruito, evitando lo stanco affiancarsi di unità edilizie e tipologie omogenee.

        C’è bisogno di una profonda mutazione del modo di approcciarsi al tema della formazione o trasformazione degli ambienti di vita. Bisogna scardinare convinzioni stantie e inattuali, come ad esempio quella per la quale c’è distinzione fra architettura e edilizia, pericolosa perché porta a giustificare interessi differenziati. Un sostanziale cambiamento si avrà quindi quando, abbandonate le patologie del costruire contemporaneo, gli ambienti di vita non verranno più trasformati aggiungendo edifici e oggetti, ma avvalendosi soprattutto di relazioni immateriali prima che materiali.

        Ora tocca a voi: scrivete nei commenti la vostra opinione sul futuro della città post pandemia. È giusto reagire come è successo in passato o la nuova realtà che viviamo non permette troppo spazio di manovra?