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Le Pubbliche Amministrazioni sono davvero “sempre più smart”?

Oltre alle Città intelligenti, anche le Pubbliche Amministrazioni vengono giudicate sempre più smart. Ma per far sì che la prima affermazione sia vera, bisogna prima confermare la seconda! Ovvero, quando una Pubblica Amministrazione può definirsi Intelligente?

Una PA intelligente è quella che riesce a migliorare la vita dei suoi cittadini (compresi i suoi dipendenti), grazie a processi di digitalizzazione e semplificazione interni.

Smorzare la macchina burocratica, adottando nuovi strumenti digitali e innovativi, implica, oltre alla semplificazione dei processi, una migliore percezione sulla qualità dei servizi offerti, efficienza e una più ragguardevole vicinanza con il pubblico.

Certo, adeguare le Pubbliche Amministrazioni all’innovazione digitale e tecnologica, ha un costo, ma gli investimenti in IT consentono, a lungo termine, di ottenere elevati risparmi nelle casse della PA, oltre che un notevole taglio a costi, sprechi e procedure superflue.

Solo dopo aver affrontato un attento piano di sviluppo digitale e tecnologico, che verrà poi trasmesso al resto della Città con strumenti rivolti ai cittadini, le Pubbliche Amministrazioni potranno considerarsi smart. Solo dopo, quindi, che le azioni di tale piano si saranno trasformate in benessere diffuso, semplificazione e una più ampia e costante comunicazione tra le parti.

Stato dell’arte in Italia delle PA in campo digitale

Anche in Italia, seppur in ritardo rispetto ad alcuni Paesi Europei, il Governo ha intrapreso la strada della digitalizzazione, adottando nuovi strumenti e aumentando gli investimenti in campo IT, soprattutto con l’istituzione dell’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale.

L’AgID ha il compito di contribuire alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, favorendo l’innovazione e la crescita economica del Paese, quindi la sua trasformazione digitale

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Dal 2012 l’AgID, anno della sua istituzione, supporta la semplificazione delle PA, istruendole a nuovi processi digitali, oltre che elaborare indirizzi, regole tecniche e linee guida in materia di omogeneità dei linguaggi, delle procedure e degli standard, vigilare sulla qualità dei servizi, sulla razionalizzazione della spesa informatica e promuovere le iniziative di alfabetizzazione digitale.

Dalla sua istituzione sono stati resi disponibili strumenti che migliorano il rapporto amministrazione-cittadino. Agevolano l’operato dei funzionari e diminuiscono il peso della burocrazia ai cittadini grazie alla tecnologia.

Vediamo insieme i 10 strumenti della Smart PA

  • ANPR: l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente è la banca dati nazionale nella quale confluiscono progressivamente le anagrafi comunali. Un sistema centralizzato, efficiente e aggiornato;
  • PagoPA: un sistema di pagamenti elettronici realizzato per rendere più semplice, sicuro e trasparente qualsiasi pagamento verso la Pubblica Amministrazione;
  • SPID: è il Sistema Pubblico di Identità Digitale che garantisce a tutti i cittadini e le imprese un accesso unico, sicuro e protetto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione.
  • CIE: Ormai la quasi totalità dei comuni italiani consente di erogare la Carta d’Identità Elettronica, documento digitale che sostituisce la vecchia versione in cartaceo;
  • Open source: i software commissionati dalle PA devono essere resi disponibile in open source;
  • Cloud: soluzioni condivise e piattaforme cloud migliorano la gestione e l’archiviazione dei dati della PA, rispetto ad altre architetture che costringano ad organizzare, gestire e proteggere server e locali proprietari;
  • Servizi digitali: l’integrazione degli strumenti come SPID, pagoPA e ANPR consente ai Comuni di attivare una serie di servizi digitali per il cittadino, come il pagamento online di multe e TARI, la richiesta e il rilascio di un permesso Ztl, oppure l’iscrizione del proprio figlio all’asilo comunale, senza più doversi recare allo sportello;
  • Design: omologare i propri servizi agli standard indicati dal Team per la Trasformazione Digitale della PA è un modo per imparare a parlare tutti la stessa lingua. La parcellizzazione delle interfacce grafiche non aiuta certo alla comprensione, mentre l’uso di standard condivisi può diventare elemento facilitante nel rapporto cittadino-PA;
  • IO: è un canale unico a disposizione di tutte le Pubbliche Amministrazioni per veicolare i propri servizi e raggiungere i cittadini direttamente nello smartphone attraverso un’app intuitiva e semplice da utilizzare;
  • Open Data: i comuni devono pubblicare i propri dati, un dovere dettato dalla trasparenza di cui la PA deve nutrire i propri processi. Rendendo tutto facilmente accessibile si offre un valore aggiunto al sistema, offrendo un servizio ai professionisti che necessitano di reperire quelle informazioni in breve tempo per poter svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Concetto magnificamente espresso in UrbisMap!

In conclusione, una PA più è smart, migliore è la qualità della vita delle persone che abitano la Città da lei amministrata. Migliorie che sono, poi, l’obiettivo primario anche di UrbisMap. Se vuoi approfondire l’argomento, scrivici, ci faremo una chiacchierata!

Smart City: la nuova urbanistica per città intelligenti

Dall’inglese “Città intelligente“, il termine Smart City è particolarmente in voga negli ultimi anni. Non solo nel settore della pianificazione urbana, ma anche in campo politico, economico, ambientale e tecnologico.

Una città, per essere considerata “intelligente“, non può più essere progettata tenendo conto solo del proprio capitale fisico dato da infrastrutture e trasporti. Una città, per essere considerata intelligente, deve subire una rivoluzione innanzitutto digitale e sociale, atta a migliorare la gestione della stessa sotto molti punti di vista: dalle attività economiche e amministrative, alla mobilità, le risorse ambientali, le relazioni sociali e le politiche dell’abitare.

In urbanistica, quindi, progettare una Smart City significa attuare una serie di strategie progettuali tali da semplificare e rinnovare le infrastrutture fisiche, facendo particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. Inoltre, vede la connessione tra il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita a le infrastrutture, grazie all’introduzione di nuovi mezzi di comunicazione e tecnologie digitali.

Il fine è migliorare la qualità della vita in contesti urbani particolarmente urbanizzati, soddisfacendo così le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.

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Da quali esigenze nascono le Smart City?

La crisi economica del 2008 e la continua concentrazione di gran parte della popolazione globale in aree metropolitane già fortemente sature, ha fatto sì che urbanisti, amministratori e aziende digitali iniziassero a ripensare le città in maniera più intelligente.

Nel settore tecnologico si assiste alla nascita di servizi, App urbane e nuove infrastrutture (ITC) capaci di ottimizzare la vita in questi complessi eco-sistemi. Nascono così nuovi piani urbanistici, che grazie alle nuove tecnologie, danno accesso a tutti i servizi pubblici in modo rapido e intuitivo, vengono istallate le prime reti wi-fi pubbliche e si divulgano i cloud computing di massa.

Oltre a migliorare tecnologie, trasporti e comunicazione, si diffonde una più matura sensibilità nei confronti della salvaguardia ambientale. Così, piani urbanistici e nuove tecnologie si fondono per dare nuove risposte eco-compatibili.

Si pensi all’ideazione di App che consentono il tracciamento dei rifiuti per favorirne uno smaltimento più corretto, a quelle dedicate al car sharing o al monitoraggio del traffico. Oppure, all’utilizzo di nuove tecnologie per la riduzione dell’inquinamento e la generazione di energia alternativa, come i pannelli “mangia-smog” posizionati sulle facciate degli edifici.

Nel nostro piccolo, si pensi a UrbisMap che, oltre ad essere uno strumento che semplifica l’operato di tecnici e funzionari pubblici, è un geoportale gratuito al servizio del cittadino, semplice e intuitivo, che da accesso a tutta l’informativa urbanistica, catastale e normativa del territorio nazionale, senza più frammentazione dei dati pubblici.

In linea con quanto afferma Maurizio Carta, professore di Urbanistica e Pianificazione territoriale presso l’Università di Palermo “Oltre che di una Smart City, abbiamo bisogno di uno Smart Planning, cioè di una progettazione, di una pianificazione, di politiche che siano più intelligenti. Il che significa che devono diventare più “smart” anche la PA e i sistemi produttivi”.

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Urbanistica: tendenze smart e modelli di successo

Come abbiamo detto, gli obiettivi principali delle azioni di pianificazione “intelligenti” sono: migliorare la vivibilità urbana, l’accessibilità a infrastrutture, servizi e dati pubblici, l’eco-sostenibilità e l’inclusione sociale.

Tra le principali tendenze vi sono, sicuramente, quelle legate a mobilità sostenibile e sharing economy. Dopo un attento rinnovo della tradizionale rete infrastrutturale, le città devono ripensare la propria mobilità in ottica green, aumentando piste ciclabili, aree pedonali, aree ricarica per le auto elettriche e i servizi di bike e car sharing (semplificandone l’accesso). Amsterdam, Parigi, Copenaghen e Stoccolma risultano le migliori città europee in tal senso.

Città come Singapore, San Francisco, Londra e New York sono da anni capofila del concetto di smart city, attuando sul proprio territorio azioni concrete che migliorano la qualità della vita e dell’ambiente urbano.

In Italia, siamo ancora lontani dalla gran parte degli esempi europei e mondiali, ma vi sono alcuni modelli virtuosi prodotti da Milano, che nel 2018 si conferma la più smart d’Italia, Firenze e Bologna.

Milano, negli anni è riuscita a coniugare perfettamente solidità e sviluppo economico, ricerca e innovazione, politiche per il lavoro e sistemi ambientali eco-sostenibili, raggiungere standard elevatissimi nell’istruzione, nel settore sanitario, nel campo della trasformazione digitale e della partecipazione civile.

Da qui si evince quanto, per essere davvero smart, le politiche territoriali, quindi anche l’urbanistica, debbano ripensare in toto la pianificazione con razionalità, creando sinergiche connessioni tra infrastrutture, aree urbane, strumenti tecnologici (come sensori, attuatori e rivelatori di dati) e nuovi servizi pubblici, così che, oltre a intelligenti, le città risultino meno inquinate, meno costose, più sicure, più sane, più vivibili e più veloci.