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Geoportali: il fondamentale ruolo in condizioni meteorologiche avverse

Venezia con l’acqua alta, l’Arno che minaccia Firenze, viadotti liguri che crollano sopra valanghe di fango e Matera colpita da un forte nubifragio. Il maltempo colpisce l’Italia da Nord a Sud e per l’ennesima volta ci trova impreparati. Al TG, sui giornali e alla radio da qualche giorno che non si parla d’altro.

Un mese di intense piogge che portano non pochi danni in tutta Italia

L’acqua alta di Venezia, fenomeno legato all’alta marea che si presenta solitamente in autunno e in inverno, ha raggiunto il picco negli ultimi giorni, arrivando fino a 130 cm, mettendo in ginocchio i Veneziani e causando non pochi danni agli immobili e al patrimonio mobile, privato e pubblico.

L’Arno fiorentino viene monitorato quotidianamente, dopo aver superato il primo livello di guardia a 4,85 metri lo scorso 17 novembre. La città di Matera, invece, il 12 novembre è stata messa in ginocchio da un fortissimo nubifragio, dove acqua e fango hanno invaso la Città dei Sassi, causando forti disagi sulla viabilità e non pochi danni alle abitazioni.

Notizia di due giorni fa, infine, il crollo dell’ennesimo viadotto in Liguria, sull’autostrada A6 Torino-Savona, a causa di una colata di fango di circa 2 metri.

Eventi sempre più frequenti, che grazie al lavoro della Protezione Civile in primis, si cerca di individuare anticipatamente, monitorare e quando possibile evitare. Un lavoro difficile, che necessita di strumenti e tecnologie che sappiano offrire velocità di elaborazione dei dati e immediata trasmissione pubblica degli stessi.

Ma cosa centrano i Geoportali in tutto questo?

Questa riflessione nasce dall’analisi dei dati generati dal traffico quotidiano su UrbisMap. Nelle ultime settimane abbiamo notato un importante picco di utilizzo sulle zone colpite dal maltempo, così, analizzando più a fondo i risultati, abbiamo scoperto che molte delle “parole chiave” con le quali gli utenti hanno raggiunto il Geoportale sono del tipo:

  • mappa zone acqua alta venezia
  • piano urbanistico venezia
  • abitazioni in zona a rischio idrogeologico
  • piano assetto idrogeologico (+ nome regione)

Il ruolo dei webgis è quindi di fondamentale importanza, soprattutto in questi casi. Se strutturati in cloud, garantiscono immediato aggiornamento dei dati in esso contenuti, poi resi pubblici tramite interfacce intuitive, veloci e facilmente leggibili da smartphone.

Si pensi, ad esempio, ai Piani di protezione civile comunali (ne abbiamo già parlato qui), fondamentali in caso di calamità naturali o condizioni meteorologiche avverse. I Comuni sono obbligati, oltre che a redarli e strutturarsi per gestirli, a pubblicarli e renderli facilmente accessibili al cittadino. Solo in questo modo la cittadinanza, in caso di calamità, avrà lo strumento per individuare prontamente le aree di attesa, ricovero e ammassamento.

Quanti Comuni, però, oltre ad una mera pubblicazione dei piani in pdf sui propri siti web istituzionali, sfrutta i webgis per rendere più facilmente accessibili, consultabili e fruibili, in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo, tali piani? Pochi, anzi pochissimi!

Molti dei Comuni più importanti d’Italia, anche tra le Città sopracitate, ancora oggi utilizzano sistemi complessi, poco accessibili, lenti (o lentissimi), sviluppati secondo vecchi modelli, oltre che costosissimi, che propongono contenuti ai cittadini tramite linguaggi e strumenti molto spesso complessi da interpretare.

Rinnovarsi con nuove tecnologie, quindi nuovi sistemi facilmente accessibili, ma soprattutto comprensibili, aiuterebbe le Pubbliche Amministrazioni a gestire eventuali stati di crisi sul territorio, fornendo risposte tempestive e strumenti utili ai cittadini.

Morale della favola: i webgis come UrbisMap, completi, veloci e accessibili, migliorerebbero la gestione di eventi eccezionali? Così come aiutano gli Enti a smaltire richieste di accesso ai dati da parte del privato, garantendo a quest’ultimo la più completa trasparenza? Si, la risposta è assolutamente si!

Semplificazione e tecnologia si sposano perfettamente per prevedere, monitorare ed eventualmente evitare situazioni di complessa gestione sul territorio, salvaguardando in primis la vita dei cittadini.

Quindi, perché non dotarsene? Ai posteri l’ardua sentenza, avrebbe detto “qualcuno”.

Chi è Paola Pisano, la ministra dell’Innovazione del Governo Conte Bis

Eletta “donna più influente nel digitale” in Italia per il 2018 e Assessore all’Innovazione del Comune di Torino, Paola Pisano, classe 1977, lo scorso 5 settembre è stata eletta Ministra dell’Innovazione per il Governo Conte bis.

Ma chi è Paola Pisano e perché la scelta di Conte di istituire il nuovo ministero dell’innovazione?

Dalle docenze in Disruptive Innovation e Innovazione e modelli di business innovativi all’Università di Torino, alla direzione del Centro di innovazione tecnologica multidisciplinare dell’ateneo e presidenza della commissione aziendale del dipartimento di Informatica. Queste sono solo alcune delle esperienze nel settore che portano oggi Paola Pisano a dirigere uno dei ministeri fondamentali, ma sottovalutati, per un Italia che vuole e ha bisogno di cambiare.

La nuova Ministra, avrà infatti il fondamentale compito di occuparsi della trasformazione digitale di questa Italia ancora troppo ancorata a processi, tecnologie e sistemi vecchi, lenti e mal funzionati.

Il Presidente Conte crede fortemente in questa nuova linea di cambiamento, volendo così l’istituzione di un Ministero che si dedichi, in tutto e per tutto, all’innovazione, dando così una spinta, radicale e decisiva, ai tanto già annunciati principi di digitalizzazione e semplificazione all’interno della macchina pubblica.

Nel futuro più prossimo, quindi, avremmo il primo dipartimento per la trasformazione digitale e un dipartimento dedicati al digitale che, oltre ad affiancare l’operato del Ministero, avranno come braccio operativo la neo nata Agenzia per l’Italia Digitale.

Paola Pisano promotrice delle Smart Cities?

Uno dei temi su cui la nuova Ministra è però particolarmente brava, è quello legato ai concetti di Smart Cities. A Torino ha sviluppato numerosi progetti che, in linea con i concetti di Smart Cities, semplificano e migliorano la vita dei cittadini, oltre a semplificare e velocizzare la macchina burocratica dell’Ente.

Ad esempio, la sperimentazione delle auto a guida autonoma e dei droni, l’introduzione del 5G e la digitalizzazione dei servizi delle pubbliche amministrazioni.

Paola Pisano, però, dall’esperienza torinese non classifica la sua Città come un modello di Smart City vero e proprio, bensì l’operato della sua amministrazione ha voluto promuovere e incentivare aziende e imprenditori che, attraverso le proprie idee e tecnologie, sapessero rendere “più digitale“, quindi “più smart“, il Capoluogo piemontese.

Smart City si, quindi, ma anche sharing economy, promozione e diffusione di nuove idee e tecnologie che insieme portano al raggiungimento di un obiettivo comune: la semplificazione e la digitalizzazione dei servizi pubblici per un rapporto sempre più diretto con i cittadini. Logico pensare come da qui, inevitabilmente, si venga a migliorare la qualità della vita del cittadino e il modo in cui sceglie di vivere la Città.

Proponiamo UrbisMap come Geoportale Nazionale al nuovo Ministro dell’innovazione? Perché no!

Scherzi a parte, UrbisMap, come detto più volte, apprezza particolarmente i concetti di Smart Cities, ma ancor di più le idee e i progetti che aiutano a semplificare, velocizzare e rendere sempre più accessibile l’amministrazione pubblica.

UrbisMap nasce proprio da questi concetti e dalla necessità di eliminare l’enorme divario tra pubblico e privato per l’accesso ai dati territoriali, tra cui quelli urbanistici, catastali e normativi.

Quindi, si al nuovo Ministero per l’innovazione e alla definizione, reale e concreta, di nuovi processi di semplificazione, digitalizzazione e accessibilità pubblica su tutto il territorio nazionale.