Cambiamenti climatici: Urbismap tende la mano al cambiamento

Il clima sta cambiando. Lo abbiamo vissuto questa estate con incendi che hanno devastato il territorio sardo e non solo, continuiamo a viverlo in questi giorni con l’uragano Apollo che ha sommerso la città di Catania. Tutti avvenimenti sporadici sino a qualche anno fa, ma che stanno iniziando a diventare una consuetudine a cui comuni, regioni e intere nazioni devono iniziare a farci i conti.

In questi giorni, infatti, si sta svolgendo la Cop26 a Glasgow, la conferenza sul cambiamento climatico delle nazioni unite (durerà sino al 12 novembre). I leader mondiali, insieme ad esperti climatici e attivisti, si riuniscono per concordare un piano d’azione, sviluppato per affrontare la più grande crisi sul clima. L’obiettivo è quello di azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C.

Abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare

Joe Biden (presidente USA)

Piano di Protezione Civile: per salvaguardare e tutelare popolazione e territorio

I leader mondiali pensano in grande, ma anche i leader comunali, un po’ più in piccolo, devono ragionare nell’ottica di quanto il cambiamento climatico stia incidendo sull’assetto urbanistico locale, così da dover sempre più puntualmente monitorare i cambiamenti per riorganizzare il territorio in vista di eventuali calamità localizzate.

Tra i principali compiti comunali vi è la definizione e attuazione del Piani di Protezione Civile, indispensabili per far fronte alle diverse calamità che possono incidere sul territorio. I piani, infatti, racchiudono al loro interno tutte le procedure da seguire in caso di disastro, linee guida per soccorrere e salvaguardare la popolazione soggetta a rischio, ma anche il patrimonio culturale e ambientale con tutto il sistema produttivo.

In sintesi un Piano di Protezione Civile prevede:

  • definizione degli obiettivi e l’organizzazione delle azioni in caso di calamità naturali;
  • definizione dei responsabili di piano e delle singole funzioni;
  • creazione protocolli di attivazione e procedure di lavoro;
  • digitalizzazione e diffusione anche tramite tecnologie GIS;
  • individuazione delle aree di attesa della popolazione non soggette ai rischi (come scuole e palestre), aree di ricovero della popolazione non soggette a rischi (alberghi, ostelli, case private) e aree di ammassamento dei soccorsi e delle risorse;
  • individuazione delle sedi idonee ad ospitare i Centri Operativi e delle vie di fuga;
  • organizzazione delle strutture operative relative al livello di piano.

Obblighi delle Amministrazioni comunali

Oltre alla redazione del Piano, la PA insieme all’istituzione della Protezione Civile locale, deve sorvegliare e monitorare la gestione delle emergenze, l’attuazione delle misure di sicurezza, la definizione di responsabilità e compiti, ma soprattutto la salvaguardia di cittadini, animali e beni.

E il Comune (così come gli altri organi ai quali il piano deve far riferimento, per esempio Unione di Comuni, Provincia e Regione), proprio ai cittadini, deve dare la possibilità di consultare, sempre, il Piano di Protezione civile comunale in modo veloce e agile.

Una volta entrato in vigore, il Piano dev’essere facilmente reperibile e consultabile dalla cittadinanza, in quanto contiene una serie di informazioni utili in caso di calamità, ad esempio i modelli di intervento, in cui si riportano le così dette aree di emergenza.

Le aree segnalate sul piano, che devono essere visibilmente riconoscibili, sono le aree di attesa, luoghi di primo ritrovo per la popolazione e di ricongiungimento per le famiglie, le aree e strutture di accoglienza, nelle quali destinare la popolazione colpita, e le aree di ammassamento di soccorritori e risorse.

Tali aree devono essere raggiungibili attraverso un percorso sicuro, possibilmente pedonale, e segnalato con apposita cartellonistica stradale, così come dettato dalla normativa della Protezione Civile Nazionale.

catania vista da urbismap

Come un web-gis può aiutare in questi casi?

Oltre ai metodi più tradizionali, quali la carta stampata (ma poco funzionale) e la cartellonistica stradale per la segnalazione delle aree di soccorso, di attesa e accoglienza, un sistema web-gis, facilmente utilizzabile da smartphone, può essere lo strumento giusto per la fase di accessibilità, divulgazione e consultazione del piano.

In Sardegna, esiste un Sistema informativo di Protezione Civile regionale (SIPC), sul quale i Comuni devono obbligatoriamente pubblicare i propri piani di protezione civile e gestire le emergenze. Il sistema, però, non è accessibile alla cittadinanza, ma solo alla Pubblica Amministrazione, restando così un mero strumento interno per la gestione delle azioni di emergenza.

Un web-gis come UrbisMap, invece, consente la pubblicazione gratuita dei Piani di protezione civile (a qualsiasi livello). Grazie alla sua facilità di utilizzo, tramite qualsiasi dispositivo, i cittadini, anche in fase di piena emergenza, potranno accedere alla mappa, geo-localizzarsi e vedere dove si trova l’area di attesa e le strutture di emergenza più vicine da poter raggiungere.

In Sardegna sono diversi i Comuni che hanno scelto di pubblicare il proprio Piano di protezione civile su UrbisMap. Ad esempio, Olbia e i Comuni della Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai.

La velocità nell’acquisire l’informazione viene nettamente migliorata. Un servizio ai cittadini, ma anche uno strumento fondamentale per la Pubblica Amministrazione che si prefigge di divenire sempre più smart e digitale.

Per avere maggiori informazioni sulla pubblicazioni dei piani su UrbisMap scrivici un commento qui sotto o richiedi informazioni tramite il form contatti.

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