pnrr: dal 2019 ad oggi, facciamo il punto della situazione

PNRR: Dal 2019 ad oggi, facciamo il punto della situazione

Ormai lo sapete bene: il PNRR è un tema a noi molto caro!

Ve ne abbiamo parlato in tanti articoli del nostro blog e ad oggi, ci sembrava doveroso fare il punto della situazione per capire dove siamo arrivati, quali sono le misure in atto e le novità sul Piano.

Un piccolo passo indietro: lo scenario italiano pre pandemia e PNRR

La pandemia di Covid-19, come ben sappiamo, ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei. Questo fattore è andato a incidere su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Basti pensare che tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto del 7,9%, tra il 2005 e il 2019 il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3% al 7,7%, fino a raggiungere il 9,4% nel 2020. 

L’Italia inoltre, risulta essere particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e all’aumento delle ondate di calore e delle siccità.

Riportando le stime dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2017 ben il 12,6% della popolazione viveva in aree considerate e classificate ad elevata pericolosità di frana o a rischio alluvioni, dato già peggiorato rispetto al 2015. 

Insomma, lo scenario non era dei migliori già nel periodo pre pandemico e una delle cause è stata sicuramente l’incapacità di cogliere le molteplici opportunità legate alla rivoluzione digitale.

Evince dunque che l’Italia debba necessariamente modernizzare la sua Pubblica Amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e agire maggiormente verso il contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. 

La risposta alla pandemia

Abbiamo visto la situazione presente prima del 2019, ma qual è stata la risposta alla crisi pandemica?

L’Unione Europea ha risposto alla pandemia da covid-19 con il Next Generation EU (NGEU), un programma molto ambizioso che prevede investimenti e riforme mirate a favorire e accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione dei lavoratori, raggiungere una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.

Per l’Italia il NGEU è sicuramente una grandissima opportunità di riforme, investimenti, sviluppo e riscatto. Il nostro Paese, inoltre, è il primo beneficiario dei due principali strumenti del NGEU:

  • il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) che ha una durata di 6 anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione di 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 milioni in sovvenzioni e 360 miliardi in prestiti a tassi agevolati;
  • il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU).

Il Dispositivo RRF ha richiesto agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme che devono includere sei grandi aree di intervento:

  • transizione verde
  • trasformazione digitale
  • crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
  • coesione sociale e territoriale
  • salute e resilienza economica, sociale e istituzionale
  • politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani

Ed è qui che nasce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Articolato in 6 Missioni e 16 Componenti, il PNRR ha come obiettivo l’ammodernamento del Paese, riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e avviare il Paese ad una transizione ecologica e digitale.

Vediamo insieme quali sono le Missioni che lo compongono:

M1. “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”

M2.  “Rivoluzione verde e transizione ecologica”

M3. “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”

M4. “Istruzione e ricerca”

M5.  “Inclusione e coesione”

M6. “Salute”

La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo e arriva direttamente dall’European Green Deal, che segna come obiettivo Europeo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione delle emissioni serra del 55% entro il 2030.

Secondo le direttive del NGEU ben il 37% della spesa per investimenti e riforme dei PNRR deve sostenere gli obiettivi climatici, in modo tale da ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente in modo da lasciare un’Italia più verde con un’economia più sostenibile alle generazioni future.  

Alla transizione digitale, invece, deve essere dedicato almeno il 20%

È previsto inoltre che, grazie al PNRR, nel 2026 il Pil sarà più alto del 3,6% rispetto ad uno scenario senza il Piano. 

Gli ultimi aggiornamenti

Possiamo affermare che molti obiettivi preposti dal 2020 ad oggi sono stati raggiunti, ma sono ancora tanti quelli da realizzare e la strada è ancora lunga.

Fra i “successi” ricordiamo per esempio l’attivazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) della Missione 1.3.1 del PNRR, che ha permesso lo scambio semplificato di informazioni tra Enti e Pubblica Amministrazione, favorendo l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati pubbliche. 

Recentemente è stata approvata una nuova proroga che riguarda proprio la Misura 1.3.1: tutti i Comuni finanziati hanno ancora circa 90 giorni a disposizione per scegliere le software house con cui avviare il processo di interoperabilità con la nuova PDND. Anche UrbisMap, da sempre sostenitore del processo di digitalizzazione della PA, ha sviluppato le proprie API. Il servizio, come spieghiamo in questo vecchio articolo, consiste nello sviluppo, pubblicazione e mantenimento degli e-service sulla PDND, che danno accesso ai dati presenti sul Geoportale.

Il nuovo PNRR

Ora il valore del Piano è pari a 194,4 miliardi di euro di cui 122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni e copre 66 riforme e 150 investimenti

A fine 2023 la Commissione Europea ha approvato il nuovo PNRR italiano, nel quale è stato incluso un nuovo capitolo dedicato all’iniziativa REPowerEU.

Per trovare i fondi necessari a attuare gli investimenti per questo capitolo, il Governo ha proposto di definanziare ben 9 investimenti dal PNRR da coprire con altre fonti di finanziamento come i fondi europei e nazionali delle politiche di coesione.

Sempre a fine 2023, il Governo ha richiesto a Bruxelles la quinta rata di finanziamenti, nella quale sono stati inseriti 52 obiettivi dal valore complessivo di 10,6 miliardi di euro.

Sono stati messi in conto importanti investimenti nei comparti dell’agricoltura per aumentare l’efficienza dei sistemi di irrigazione e per favorire la produzione di energia verde, nel settore dei trasporti pubblici con interventi come l’elettrificazione della linea ferroviaria del Mezzogiorno, nel settore culturale, sanitario, della Pubblica Amministrazione con interventi per la transizione digitale, e dell’Università, con l’assegnazione di borse di studio e il finanziamento di progetti di ricerca. Sono previsti significativi traguardi in tema di digitalizzazione, con particolare riferimento al Ministero della difesa, della giustizia, al Consiglio di Stato, all’Inps e all’Inail. 

Per quanto riguarda le riforme si può affermare che sono stati raggiunti importanti obiettivi, come la piena operatività del sistema nazionale di e-procurement per l’acquisizione di beni, servizi e informazioni per via telematica, riorganizzazione del sistema scolastico e l’entrata in vigore delle misure dedicate alla concorrenza e al quadro legislativo degli appalti pubblici.

Lultima relazione sullo stato di attuazione del PNRR della Corte dei Conti presenta i dati relativi al primo semestre 2023. Risultano conseguiti tutti i 28 obiettivi del periodo di tempo preso in analisi, portando al 34% il livello complessivo di attuazione del Piano. 

A Gennaio 2024 a Palazzo Chigi si è tenuta la Cabina di regia PNRR, con lo scopo di effettuare una verifica dello stato di attuazione del Piano ed è stata fatta una prima analisi sul conseguimento dei 39 traguardi della sesta rata, pari a 9,1 miliardi di euro, e i 74 traguardi della settima rata pari a 19,67 miliardi di euro.

Secondo il ministro degli affari europei e del PNRR Raffaele Fitto, però, alcuni interventi del PNRR da qui al 30 giugno 2026, non possono essere realizzati, come emerge dalla relazione semestrale della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Piano, infatti,  oltre la metà delle misure è ancora in una fase iniziale dei progetti.

 A rallentare la realizzazione del Piano contribuisce sicuramente la precarietà del personale pubblico dedicato, al momento, inoltre, non è stata fornita una descrizione dettagliata degli interventi che si intendono realizzare con il Piano, ma solo una lista degli obiettivi generali del nuovo PNRR.

Alcuni progetti, come già anticipato, sono stati dunque modificati in quanto considerati irrealizzabili o non ammissibili e rischiavano di non essere attuati nei tempi prefissati. I finanziamenti per questi progetti verranno quindi presi da altri programmi europei e nazionali in quanto il PNRR ha invece, secondo la Meloni, tempi “molto più stringenti”.

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